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Быки, Геракл и древние племена.

17.02.2020by 330
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Быки, Геракл и древние племена. Откуда действительно происходит название «Италия».

Этимология названия «Италия» вызывает много дискуссий. Одна из версий утверждает, что имя происходит от названия народа италов, тотемом которых был бык. Соответственно, название народа – италы («дети быка» witaloi ) дало название территории, на которой они проживали.
Согласно другой версии, легенде, Геракл перевозил стадо быков, и, потеряв одного из них, отчаянно звал его на местном языке «vitulus», подарив таким образом название Outalia по созвучной аналогии.

И еще одна версия, на этот раз одного поэта о народе, который не имел названия, точнее оно происходило от названия священного животного. Племя следовало за быком пока он не остановился на земле, окруженной горами и морем, там они и основали поселение 2500 лет назад, а быка они называли ITAΛΟΣ: Italo…
Короче говоря, как ни крути, все сводится к быку в разных вариантах, достаточно прозаично и неожиданно для почитателей всего итальянского, изысканного и гламурного)).

Nei secoli il nome rimane di tradizione dotta (l’evoluzione popolare del latino Italia sarebbe stato Itaglia, Idaglia, a seconda delle zone). L’origine del nome è discussa e incerta.
Alcuni suppongono che derivi da una forma di origine osca e corrisponda a Viteliu accostato all’umbro vitluf ‘vitello’, latino vitulus.
Per altri avrebbe il senso di «terra degli Itali», popolo che avrebbe come totem il vitello (italos), perciò la denominazione si fonderebbe sull’uso antichissimo di divinizzare l’animale totem della tribù; oppure «il paese della tribù degli Itali», nome totemistico da *witaloi ‘figli del toro’.
Non mancano le interpretazioni leggendarie, come quella del principe Italo, l’eroe eponimo che avrebbe dominato il Sud della penisola. Vi è poi il mito secondo il quale Eracle, nell’attraversare l’Italia per condurre in Grecia il gregge di Gerione, perde un capo di bestiame e lo cerca affannosamente; avendo saputo che nella lingua indigena la bestia si chiama vitulus, chiama Outalía tutta la regione».

Se la voce della scienza linguistica non dovesse soddisfare completamente il sentimento nazionale che in occasione del centocinquantenario dell’unità d’Italia sembra esser diffuso in buona parte degli italiani, riportiamo l’immagine evocata da Giovanni Pascoli, per il cinquantenario dell’allora Regno, nell’orazione ai giovani allievi della R. Accademia Navale (Italia! Zanichelli, Bologna, 1911, p. 7).
Il poeta parla del popolo dell’antica terra che si chiamò poi Italia, ma che ancora «il nome suo non l’aveva», di quelle tribù, «meglio che popoli», che prendevano il nome da un animale sacro: «Uno di essi popoli prendeva il nome dal «bove». Narravano d’esser giunti alle lor sedi seguendo un toro. Grande cammino avrebbe lor fatto compiere l’animale sacro: da quei grandi monti per tutto il silvestre paese, attraversando via via altri monti, guadando rapide fiumane, sotto un cielo sempre più azzurro, sotto un sole sempre più ardente. Ma ecco il bove condottiere mugliò, fermandosi. Era avanti a lui un fiume inguadabile. Dall’altra sponda, in lontananza, una montagna fumava: nella notte il fumo si sarebbe converso in anelito di fiamma. Il popolo si fermò anch’esso, si estese lungo la spiaggia (quel fiume era il mare), si propagò, fondò città, e infine vanì. Non se ne ricordò se non il nome, che era quello del toro che li aveva guidati, ed era il segnacolo e si credeva il progenitore. In lor lingua si chiamava ITAΛΟΣ: Italo. Onde quel lembo di terra estrema sul mare, circa due millenni e mezzo fa, già si indicava col nome sacro d’Italia».

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